di Nello Cristaudo
Una città in festa, piena di gioia e di speranza, quella che ha accolto il nuovo arcivescovo di Palermo, mons. Corrado Lorefice, il parroco di Modica voluto fortemente da Papa Francesco alla guida del capoluogo siciliano. Striscioni con scrittto “Benvenuto Don Corrado”, palloncini colorati, musica, canti, coriandoli e selfie con i fedeli ed una moltitudine di gente che ha affollato le strade del centro storico per salutarlo. Il presule, prima della funzione religiosa, ha fatto tappa in piazza Pretoria, sede del Municipio, dove accolto dal sindaco Leoluca Orlando, ha salutato i suoi nuovi concittadini.
“Che ci faccio qui me lo chiedo da un po’ di giorni, però ci sono e resto. Qui a Palermo Oriente e Occidente si sono incrociati – ha aggiunto – a tutti noi voglio ricordare la natura di Pace di questa città e l’unità profonda anche della nostra Italia, tra Nord e Sud. Cari cittadini ricordate di essere un popolo che nel suo Dna ha il potere della relazione e della pace. Dobbiamo sentire una spinta forte nell’essere costruttori di pace – ha proseguito – Non vi nascondo che la bellezza della nostra Palermo sembra ferita, sono qui per fare mio e farmi carico anche di tutto questo; per una Sicilia libera dai lacci di tutte le mafie, dai giovani costretti a partire, dalla povertà dall’ingiustizia”.
Continuando il suo discorso dinnanzi alle autorità locali ha affermato: “Per una Sicilia che sia la terra dei bambini che sono il nostro futuro. Vi dico queste cose non da moralista ma riportando le parole del vangelo che Francesco mi ha chiamato a portarvi – ha pronunciato l’arcivescovo – Don Pino Puglisi ci ha fatto capire cosa significa testimoniare il vangelo. La nostra bussola dev’essere l’articolo 3 della nostra Costituzione, sul principio di uguaglianza – ha detto ancora Lorefice con la voce rotta per la commozione, mentre leggeva il testo dell’articolo – che come cittadini siamo chiamati a rispettare e per realizzare tutto questo Palermo ha un’energia meravigliosa. Mando un abbraccio di cordialità che entri in tutte le case”. “Io sono uno di voi, un concittadino, un palermitano – ha concluso – e per voi sono un amico, un fratello e un padre”. Poi ha percorso a piedi le strade che lo hanno portato in cattedrale.
Dopo il saluto alla città, in una Cattedrale gremita, mons. Lorefice è stato ordinato vescovo per l’imposizione delle mani del cardinale di Palermo, Paolo Romeo, dei vescovi conconsacranti di Noto, Antonio Staglianò, di Mariana in Corsica, Paolo De Nicolò, e dei tanti vescovi siciliani intervenuti alla solenne liturgia alla quale hanno preso parte anche il presidente della Regione Siciliana Rosario Crocetta, il presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone, il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando oltre ad alcuni sindaci del palermitano e i rappresentanti delle varie confessioni religiose.
“Vi ho dato l’esempio, affinché come ho fatto io, facciate anche voi”. E’ il motto dello stemma scelto dal nuovo arcivescovo di Palermo nel quale sono impresse 3P per ricordare il Beato Pino Puglisi, che così gli amici amavano chiamare, ma che rimandano al Pane eucaristico, alla Parola di Dio e ai Poveri. “La mafia è opera di gente che ha perso di vista il volto dell’altro… La vita di costoro va verso il nulla, gettata nell’abisso dell’odio”, ha detto nel discorso rivolto ai fedeli, mons. Corrado Lorefice, ricordando i martiri della mafia e “gli eroi umili delle loro scorte”, senza dimenticare l’attenzione ai più bisognosi:
“Penso alle famiglie economicamente, affettivamente e spiritualmente più disagiate, a chi è tenuto ai margini, a chi non è nemmeno considerato, ai bambini, agli anziani, agli ammalati, agli ospiti degli istituti penitenziari, alle donne violate, a chi fugge dalle guerre e dalla fame, a chi piange, a chi non ha nessuno, a chi soffre e dà la vita per la pace e la giustizia. E questo comporta per me fare argine completamente, con forza, insieme con voi e con tutto me stesso, ai poteri di questo mondo che vogliono annientare la dignità e la bellezza del nostro essere uomini”.
Il neo arcivescovo di Palermo, al termine della cerimonia di ordinazione episcopale che si è svolta in cattedrale, ha lanciato un messaggio ai fedeli palermitani: “Ascoltare significa guardare al passato e custodire la memoria dei martiri e dei santi. Penso a Don Pino Puglisi – ha aggiunto – a una Chiesa che sostiene la vita di chi è in difficoltà; penso al centro Astalli, al centro Santa Chiara, alla Caritas, alla Missione di Biagio Conte, a Rosario Livatino, a Giovanni Falcone e Francesca Morvillo e agli eroi umili delle loro scorte, al profondo senso di giustizia di questa terra spesso violentata, terra di quanti sostengono il diritto alla casa; penso al lavoro per i disperati e all’utilizzo dei beni confiscati”.
Rivolgendo, infine, un pensiero al capo dello Stato, ha aggiunto: “Penso a Sergio Mattarella, il fratello di Piersanti, che rappresenta ansia e speranza di cambiamento per la Sicilia e per Palermo. Coltivare la memoria vuol dire essere dalla parte dei poveri ai quale voglio stare accanto. Oppressore è il sistema economico che affama la gente e distrugge il pianeta”.
Intanto, la sua prima messa domenicale da capo della Chiesa palermitana mons. Lorefice, ha scelto di officiarla nel carcere dell’Ucciardone, usando parole dure contro ogni forma di mafia ma avendo una particolare attenzione e portando il suo conforto ai carcerati rinchiusi nell’istituto penitenziale.